MOV Viola SP Classic: una chitarra sport-tourer
Look moderno e misure classiche caratterizzano la SP Classic, modellata sulle specifiche di Stefano Peloso ma evoluta verso una strada tutta sua e rafforzata da un set di pickup Flame Tones, gli stessi scelti di Joe Boanamassa.
Il paragone motociclistico è molto azzeccato parlando della SP Classic, chitarra solid body creata da Marco Omar Viola, di MOV Guitars. Uno strumento che unisce le prestazioni di una chitarra moderna, da virtuosi navigati, con il sound corposo e grosso di uno strumento invecchiato a suon di bending. Chi meglio di Michele Quaini poteva mettersi alla guida della SP, quindi ecco a voi il risultato!
Dietro la sigla SP si nasconde il chitarrista che assieme a Marco Viola ha contribuito a progettare e porre le basi per la nascita di questa solid body made in Italy. Nello specifico il chitarrista è Stefano Peloso, personaggio noto tra le pagine di Accordo, ma soprattutto grande fan di Steve Lukather. In realtà il modello “0” si allontana molto dalla SP Classic e dalla sua gemella diversa SP Special, però le forme e l’idea di base sono rimaste più o meno le stesse, ma vediamo di approfondire queste basi.
Partiamo dai materiali. La Viola SP Classic è realizzata in mogano, con un curved top in acero molto spesso, con ogni venatura lasciata in bella vista dalla finitura alla nitro in grado anche di lasciare vibrare al meglio il pezzettone di mogano. Stesso materiale anche per il manico bolt-on, coperto da una tastiera in palissandro indianomolto scuro. 22 tasti 6105 sono incastonati alla perfezione, separati dai piccoli dot in madreperla, molto eleganti. Per il vibrato, MOV ha optato per un ponte Gotoh 510T, granitico e molto progressivo nell’utilizzo. Le meccaniche invece sono delle Shaller M6 autobloccanti.
Come si può intuire, la qualità dei materiali è già di per sé molto elevata. A impreziosire utleriormente il tutto troviamo un set di pickup realizzati a mano sempre in Italia. L’humbucker e i due single coil sono infatti prodotti da Flame Tonesche fornisce, tanto per dare un’idea della riuscita del progetto, anche le chitarre di Joe Bonamassa, rimasto folgorato durante una tappa italiana del suo ultimo tour. I tre pickup sono connessi con uno switch a cinque posizioni, volume e tono. La disposizione dei due potenziometri è studiata per garantire comodità di utilizzo mentre si suona, senza impattare con il rischio di modificare il volume mentre si suona.
Dopo questa accurata descrizione è giunto il momento di imbracciare la SP e collegarla all’amplificatore. Le dimensioni sono subito confortevoli, con la scala da 25,5″ e il peso contenuto ci si trova subito a casa. Le proporzioni ricordano molto quelle di una Strat. Il ponte mobile e i 22 tasti non fanno altro che aumentare questa sensazione. Il top curved e le forme del body, ben diverse da quelle di una Fender, regalano però la stessa comodità, sia da seduti sia in piedi.
Il profilo soft V, il radius da 12″ e i tasti 6105 inoltre rendono il manico una pista da Nascar. Si corre con facilità dal primo all’ultimo tasto, aiutati dalla finitura satinata.
Tutte queste caratteristiche non sarebbero nulla però senza un terzetto di magneti di tutto rispetto come i Flame Tones montati sulla SP. Questi pickup realizzati interamente a mano da Alessandro Tomassoni sono delle vere perle, non si fatica a capire perché Bonamassa li abbia scelti per equipaggiare le sue Les Paul.
Da subito il sound ottenuto dal Toneking praticamente flat è devastante. Corposo e ricco, pieno di armoniche e davvero aperto quando si usa il ’59 paf al ponte, leggermente più chiuso e raffinato al manico, con una dose di twang bella evidente che certo non guasta. Con il crunch il risultato non cambia, il suono prende una corposità ancora maggiore, ci si prende subito gusto, con la voglia di alzare ancora il gain e lanciarsi in qualche lead davvero cattivo. Il tutto con una dinamica eccezionale, che permette di ottenere ogni sfumatura possibile e immaginabile. Sembra scontato dirlo ma, pur costando cari, questi pickup non deludono per nulla, senza far rimpiangere nemmeno un euro di quelli spesi per l’acquisto. La SP li monta di serie, per ottenere un sound di qualità davvero elevata.
La SP, sotto le mentite spoglie di una chitarra più votata alle pentatoniche e ritmiche anni ’70, è in realtà una degna evoluzione di quello che sono state le super-Strat negli anni ’90, senza però farsi carico dei difetti tipici degli anni dei frigoriferi di rack. Capace di dare feeling e comfort nei passaggi più shreddosi ma in grado di mettere in campo una tavolozza di colori pressoché infinità. Ovviamente, trattandosi di uno strumento di liuteria, la SP Classic è una sorta di punto di partenza, ogni personalizzazione è ben accetta. Basta dare un’occhiata al sito di MOV Guitars per rendersene conto. Nel caso non vi bastasse la prova di Michele Quaini, Marco e le sue SP saranno presenti a SHG il 9 e 10 novembre.
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